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Mako, precisione e accuratezza negli interventi di artoprotesi di anca e di ginocchio

La Fondazione Policlinico Universitario Campus Bio-Medico si è dotata del braccio robotico per la protesi personalizzata.

Dimenticate gli interventi effettuati con la chirurgia ortopedica classica, anzi no. Teniamoli presente e facciamo la sorprendente scoperta che Mako, il robot per la protesi ortopedica, riesce a effettuare interventi di artoprotesi di anca e di ginocchio parziale e totale con maggior precisione e accuratezza rispetto agli interventi effettuati con la chirurgia ortopedica classica. Ovviamente, dietro rimane fondamentale l’esperienza dei camici bianchi. A dotarsene subito, la Fondazione Policlinico Universitario Campus Bio-Medico.

Grazie a una progettazione della protesi che viene effettuata sul singolo soggetto, attraverso le immagini della TC, lo specialista ortopedico realizza sul software un modello 3D della zona da operare e una protesi ad hoc. In considerazione dell’anatomia, dei legamenti dell’articolazione e dello spessore della cartilagine del paziente. Il chirurgo, in sala operatoria, guida il braccio robotico con la possibilità di correggere e calibrare l’inserimento della protesi, riducendo l’incidenza dell’errore umano.

La combinazione tre componenti

Sono tre i componenti importanti: il braccio robot-assistito, un monitor per stabilire il corretto posizionamento delle protesi e un modulo guida, che garantisce la corretta esecuzione della procedura. La chirurgia protesica robotica è una soluzione mini-invasiva, che consente di preservare osso e cartilagine e garantisce il miglior allineamento delle componenti protesiche. Anche la protesi impiantata dura più a lungo.

L’intervento effettuato con Mako è particolarmente indicato nei casi di artrosi, osteoartrosi e artrosi post-traumatica del ginocchio. Oltre che nei casi di artrosi e fratture del collo del femore per l’intervento di protesi all’anca.

Meno bisturi e più tecnologia nel trattamento delle fratture

La chirurgia mininvasiva è entrata a pieno titolo in traumatologia per affrontare le conseguenze di incidenti stradali, sportivi e domestici. Questa pratica si traduce in cure meno traumatiche e meno dolorose e tempi di recupero più rapidi. Al posto delle ampie incisioni per raggiungere l’osso fratturato e ricomporlo oggi, dopo accurate indagini con l’ausilio della Tac, si introducono piastre attraverso piccoli fori che si fanno “scivolare” tra i muscoli per metterle in posizione. I metodi tradizionali comportavano, invece, interventi invasivi con il sempre presente rischio di infezioni sui tessuti già traumatizzati e lacerati. .

Il dottor Fabrizio Cortese, presidente di OTODI (Ortopedici Traumatologi Ospedalieri d’Italia), ha bene presente il momento in cui è avvenuto il passaggio e quale sia la sua importanza: “Inizialmente agivamo dall’esterno solo in artroscopia per riparare i menischi all’interno del ginocchio, ma ci siamo resi conto che sviluppando queste tecniche avremmo potuto operare anche sulle fratture danneggiando meno i tessuti molli che gli stanno intorno – ha spiegato in una sua dichiarazione -. La nostra preoccupazione maggiore era quella di evitare le infezioni, perché una infezione ossea è uno problema tra i più difficili da risolvere”.

L’evoluzione metodologica e tecnologica ha la sua applicazione nell’Orthopedic Damage Control, cioè nel fissare con viti e fissatori la frattura e poi nell’operare dopo diversi giorni quando i tessuti si sono normalizzati. Fondamentale è l’ARIF, la fissazione artroscopica assistita, con l’ausilio di microtelecamera introdotta nell’articolazione per seguire al millimetro come ricomporre l’osso fratturato.

Una Rete Trauma Nazionale

Ortopedia e traumatologia diventano sempre più sicure e sofisticate, grazie a attrezzature ad alta tecnologia e medici con una formazione e una preparazione specifica. L’auspicio è che si diffondano sempre di più i centri specializzati in chirurgia per il bacino, altri per la caviglia, altri per il ginocchio e così via. In attesa che, grazie all’impegno di tutte le autorità sanitarie competenti, nasca al più presto una Rete Trauma Nazionale.

Realtà aumentata nell’intervento di protesi al ginocchio: l’Ortopedia di Tortona fa scuola

L’Ortopedia di Tortona fa scuola, grazie alla robotica che ha raggiunto vette inimmaginabili e alla collaborazione con il più grande esperto di chirurgia robotica ortopedica. Il chirurgo australiano Chris Roberts, che si divide tra il Mater Private Hospital di Sidney e il Northern Beaches Hospital di Frenchs Forest, è stato tra i primi utilizzatori del robot ortopedico nel suo paese.

Personalizzazione nel posizionamento della protesi di ginocchio

Nel reparto di Ortopedia dell’ospedale di Tortona ha assistito ad alcuni interventi di protesica di ginocchio realizzati con l’ausilio della realtà aumentata. La nuova tecnologia che da oltre un anno ha reso questo uno dei più rinomati centri in cui essa è praticata. Non a caso Giancarlo Bonzanini, direttore della struttura di Ortopedia, fa parte di un gruppo di esperti europei utilizzatori della realtà aumentata nella protesi di ginocchio.

La personalizzazione nel posizionamento della protesi di ginocchio offre risultati decisamente migliori rispetto agli interventi praticati con le metodologie tradizionali. Le protesi del ginocchio devono essere diverse per ogni diverso paziente e le differenze possono essere minime, si esprimono spesso in pochi millimetri o gradi.

La metodica, estremamente innovativa, ha l’obiettivo di migliorare l’applicazione chirurgica della tecnologia e di sviluppare centri dedicati all’apprendimento per i chirurghi ortopedici che si vogliono confrontare ed apprenderla.