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Le fratture del piatto tibiale

Le fratture del piatto tibiale

Le fratture del piatto tibiali sono fratture che coinvolgono la parte prossimale della tibia e la

superficie articolare del ginocchio. Sono fratture ad alta energia che interessano anche la

superficie articolare per cui molto complesse da trattare ed altamente invalidanti. Spesso si

associano anche complesse lesioni capsulo-legamentose che complicano ulteriormente il

trattamento.

Fratture articolari e pluri frammentarie del piatto tibiale
Fratture articolari e pluri frammentarie del piatto tibiale

Come avviene frequentemente in traumatologia esiste tutto uno spettro di lesioni del piatto tibiale, si va da quelle più semplici e composte a veri e propri sfaceli con lesioni pluriframmentarie, quasi

impossibili da trattare, e con risultati clinici e funzionali decisamente insoddisfacenti anche con un

trattamento chirurgico.

Meccanismo di lesione

Il meccanismo di lesione più frequente è il trauma da strada. In particolare, il trauma tipico è

quello di incidente in moto o motorino in cui il ginocchio viene colpito da un altro mezzo oppure la

moto, cadendo, schiaccia il ginocchio sull’asfalto. Anche il trauma diretto di una macchina contro un pedone è frequente, in questi casi se il trauma è laterale spesso si associano lesioni legamentose

importanti.

Altro meccanismo di lesione frequente è il trauma contusivo-distorsivo durante uno

sport di contatto ad alta energia. Tipiche sono le lesioni durante partite di rugby o di football

americano o anche di calcio e calcetto. Questo tipo di lesioni avvengono anche nel ciclismo e nello

sci alpino.

Sintomi

I sintomi più comuni di una frattura del piatto tibiale includono:

  • Forte dolore con il carico o con la semplice mobilizzazione dell’arto inferiore.
  • Il ginocchio tende a gonfiarsi velocemente per il versamento ematico imponente che si forma in articolazione
  • Deformità: il ginocchio può sembrare “fuori posto” e la gamba può apparire più corta e storta.
  • In caso di lesioni associate capsulo-legamentose, si assiste alla comparsa di vasti ematomi intorno al ginocchio.

Anche la cute soffre tantissimo in caso di trauma diretto in quanto viene schiacciata se non, addirittura, lacerata dalla compressione tra l’osso e la superficie dura contro cui si va sbattere. Ovviamente la deambulazione è impossibile.

Le lesioni legamentose che più spesso si associano sono la lesione del legamento collaterale mediale, del legamento collaterale laterale e del legamento crociato anteriore.

Nei casi più gravi si associano anche lesioni dei vasi e dei nervi che rendono il trattamento urgente e

molto complesso.

Diagnostica

La prima valutazione deve essere sempre clinica per valutare l’entità della lesione, la presenza di

eventuali lesioni associate ed escludere lesioni nervose e vascolari. La successiva valutazione viene fatta, spesso già in pronto soccorso, con un esame RX nelle proiezioni classiche in antero-posteriore e in laterale.

La radiografia consente una valutazione abbastanza precisa del sito e della estensione delle lesioni. In alcuni casi è possibile anche riconoscere segni indiretti di lesioni capsulo-legamentose.

Oggi è sempre più frequente associare anche una valutazione TC, spesso con ricostruzioni

tridimensionali, che permette una migliore caratterizzazione della frattura e quindi una più facile

pianificazione del trattamento, sia esso conservativo che chirurgico.

Trattamento

Il trattamento conservativo in apparecchio gessato o con ginocchiera è ormai riservato a pochissimi

casi in cui la frattura è parziale o del tutto composta. Uno spazio anche se abbastanza ristretto esiste anche per una riduzione indiretta sotto controllo artroscopico ed una sintei percutanea con viti.

Il tipo di trattamento più frequente è quello chirurgico con una riduzione cruenta a cielo aperto ed

una sintesi interna con placca e viti.

In alcuni casi più complessi sono necessarie anche due o tre placche e viti libere in aggiunta a quelle delle placche. Talvolta è necessario utilizzare osso autologo o sintetico per riempire eventuali deficit ossei legati all’elevata energia del trauma.

In alcuni casi, purtroppo, non è possibile la ricostruzione del piano articolare, che serve solo per creare una buona base ossea su cui successivamente impiantare una protesi articolare.

La fase post-operatoria

Il paziente torna in camera con un drenaggio articolare ed un’immobilizzazione in doccia gessata o

ginocchiera articolata. Molto utile nelle prime fasi utilizzare un Kinetec per la mobilizzazione passiva continua. Il carico viene concesso in base al tipo di frattura ed ai controlli radiografici successivi e può variare da un mese a tre mesi.

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