Meno bisturi e più tecnologia nel trattamento delle fratture
La chirurgia mininvasiva è entrata a pieno titolo in traumatologia per affrontare le conseguenze di incidenti stradali, sportivi e domestici. Questa pratica si traduce in cure meno traumatiche e meno dolorose e tempi di recupero più rapidi. Al posto delle ampie incisioni per raggiungere l’osso fratturato e ricomporlo oggi, dopo accurate indagini con l’ausilio della Tac, si introducono piastre attraverso piccoli fori che si fanno “scivolare” tra i muscoli per metterle in posizione. I metodi tradizionali comportavano, invece, interventi invasivi con il sempre presente rischio di infezioni sui tessuti già traumatizzati e lacerati. .
Il dottor Fabrizio Cortese, presidente di OTODI (Ortopedici Traumatologi Ospedalieri d’Italia), ha bene presente il momento in cui è avvenuto il passaggio e quale sia la sua importanza: “Inizialmente agivamo dall’esterno solo in artroscopia per riparare i menischi all’interno del ginocchio, ma ci siamo resi conto che sviluppando queste tecniche avremmo potuto operare anche sulle fratture danneggiando meno i tessuti molli che gli stanno intorno – ha spiegato in una sua dichiarazione -. La nostra preoccupazione maggiore era quella di evitare le infezioni, perché una infezione ossea è uno problema tra i più difficili da risolvere”.
L’evoluzione metodologica e tecnologica ha la sua applicazione nell’Orthopedic Damage Control, cioè nel fissare con viti e fissatori la frattura e poi nell’operare dopo diversi giorni quando i tessuti si sono normalizzati. Fondamentale è l’ARIF, la fissazione artroscopica assistita, con l’ausilio di microtelecamera introdotta nell’articolazione per seguire al millimetro come ricomporre l’osso fratturato.
Una Rete Trauma Nazionale
Ortopedia e traumatologia diventano sempre più sicure e sofisticate, grazie a attrezzature ad alta tecnologia e medici con una formazione e una preparazione specifica. L’auspicio è che si diffondano sempre di più i centri specializzati in chirurgia per il bacino, altri per la caviglia, altri per il ginocchio e così via. In attesa che, grazie all’impegno di tutte le autorità sanitarie competenti, nasca al più presto una Rete Trauma Nazionale.